San
Giovanni in Fiore, 13 giugno 2003
--A
proposito di edificazione selvaggia e speculazione edilizia
--All'interno
dell'area urbana di San Giovanni in Fiore una furia devastatrice
ha cancellato ogni traccia di Natura e di Storia: valloni
colmati, cocuzzoli rasi al suolo, alberi estinti, massi superbi
distrutti con la dinamite. Stessa sorte hanno subito centinaia
di portali scolpiti, davanzali ed altri oggetti in pietra massello: questa la furia contro
la Storia e la Tradizione. In sintesi è quanto si
è scritto il mese scorso, scritto che insieme a questo ed altri
farà parte di un mio piccolo trattato sull'Architettura, uno strumento
critico, un vademecum per progettisti dal titolo: Tutto quello
che non si deve fare in Architettura, un esempio storico: San Giovanni in Fiore.
--E'
stranamente coltivato ed incentivato dalle Pubbliche Amministrazioni,
soprattutto da quelle pilotate da Gerado
Mario Oliverio compresa l'attuale con alla guida il Sindaco Riccardo Succurro,
nella nostra città un
odio per tutto ciò che è Natura; non si riesce in alcun
modo a valorizzare attraverso l'Architettura gli ostacoli che
la geografia montana oppone alla volontà di insediamento. Le case
tradizionali sfruttavano tipologicamente il dislivello del terreno,
senza grandi sbancamenti di sabbione granitico e devastazione
della geografia, il piano seminterrato diventava un ambiente a
temperatura quasi costante tutto l'anno, una cantina, "u catuoiu".
La roccia restava a volte a formare in modo naturale lo spigolo
dell'edificio.
--Nella
Chiesa dell'Abbazia
Florens si sfruttava il dislivello addirittura componendo
due piani di livello differenti all'interno della navata, piani
di livello che sono stati accuratamente eliminati dagli interventi
degli anni 70. Nella Chiesa Florense il dislivello del terreno è altresì
utilizzato e valorizzato per la composizione degli ambienti della
cripta. Un esempio superbo di adattamento alla Natura
è quello del Palazzo cosiddetto "e rò Barune": il forte salto
di livello viene utilizzato per comporre a mezz'altezza il cortile
e all'esterno, nel paesaggio, l'edificio sembra emergere naturalmente
dalla montagna.
--Tutta
la Storia dell'Architettura è pervasa dall'intreccio di relazioni
poetiche fra la volontà ed il bisogno di insediamento umano e
la Natura, l'andamento del terreno; a San Giovanni in
Fiore, e non solo qui*, dal dopoguerra ad oggi, è in voga semplicemente
eliminare queste relazioni annientando ogni traccia preesistente
o naturale.
--Un
esempio evidente è costituito dall'Edificio Scolastico dell'Istituto
Tecnico Commerciale a Via Zanella, voluto dal Presidente
della Provincia di Cosenza Antonio Acri e permesso dalle Sovraintendenze
e dall'Ufficio Tecnico: una montagna intera è stata
sbancata per far posto ad una tipica cattedrale nel deserto.
--Quale
nascosta logica urbanistica ci sia dietro un atto così assolutamente
barbaro resterà per me per sempre un mistero. Nella
città che ha il record mondiale di edifici non finiti e vuoti,
il record mondiale di edifici sfitti, il record mondiale di immobilismo
del mercato immobiliare, che cosa si progetta e si realizza in
pompa magna? Si "scucuzza" una montagna formatasi in milioni di
anni, si spende una cifra enorme di denaro pubblico per massacrare la
già devastata geografia urbana florense, si allontanano
gli studenti dal centro storico dando un ulteriore colpo alla
già debolissima attività commerciale della città antica, si
creano disagi ad insegnanti ed allievi in ogni stagione, si aggiungono
le spese di urbanizzazione, si aggiungono i costi dei trasporti…l'elenco
è lunghissimo, semplicemente è sciocco
continuare a dare il cattivo esempio ad una popolazione che ha già sprecato il lavoro di generazioni per costruire edifici
inutilizzati e vuoti, cemento che rende brutta
e poco accogliente la nostra città, cemento che ha occupato
e occupa tutti gli investimenti locali quando
si dovrebbe investire in attività produttive, in servizi, in cultura,
per assicurare un futuro dignitoso ai propri figli. Questa politica progettuale ed esecutiva delle opere pubbliche
ha un altro notevole esempio nell'anfiteatro del parco comunale
dove pure fu fatta scomparire una montagna per sostituirla con
una di cemento, e, nel campo dell'estetica da capannone, nella
celebre piscina comunale, mai inaugurata e comunque esposta a
tutti i venti dell'Altopiano Silano. Mi fermo qui perché
l'elenco degli attentati ambientali è davvero lunghissimo.
--Proponiamo
una ipotesi di urbanizzazione scolastica: perché non
requisire, pagandoli a prezzo adeguato, una dozzina di edifici
al centro del "Bacile", diciamo due file di case multipiano, di
quelle quasi completamente vuote, tipicamente Florensi,
una fila si abbatte e si ricava una piazza alberata, con gli alberi
di pino trapiantati, con accurata scelta dal nostro vasto parco
boschivo demaniale, alberi
già provati dalle tempeste silane, l'altra fila di edifici
si affida ad un progettista degno di questo nome e gli si dà l'incarico
di realizzarvi un Istituto Scolastico adeguato ad una città storica
di ventimila abitanti, un edificio che dia un esempio di logica,
saggia e duratura costruzione, un edificio veramente nuovo e non
un capannone florense sul quale gli ultimi cento anni di architettura,
il Movimento Moderno, il Post-Moderno, la ricerca contemporanea
non lasciano alcuna traccia. Ho sempre visto fabbriche o capannoni
industriali molto più belli e sicuramente meno invasivi e devastanti
della natura.
--Pensate
che il costo necessario sia superiore a quello che ha comportato
fare scomparire una montagna per sostituirla con una di cemento? Metri cubi di cemento armato inutile ne abbiamo un'infinità è
ora di iniziare ad abbattere altro che costruire ancora stupidi
inutili scatoloni. Come facilmente elencabili sono gli svantaggi
comportati dalla costruzione dell'Istituto Tecnico Commerciale
nella bella campagna lungo la ferrovia, facilmente elencabili
sono i vantaggi di un operazione come quella proposta da me: si
fa un po' di spazio in quell'ammasso di costruzioni disabitate
che è il quartiere Bacile; si riporta un po' di natura in città
con il trapianto di grandi esemplari di pino, con qualche "cqntaune",
un po' di prato; si valorizza un quartiere dormitorio componendo
una piazza alberata che è occasione di incontro e di svago sia
per gli anziani che per i bambini, dando il via ad un indotto
commerciale nei pressi della scuola, automaticamente il valore
degli edifici dell'intero quartiere cresce; si
evitano inutili scempi ambientali, anzi si ripara in
parte ad uno già avvenuto; si risparmiano disagi ad allievi e
professori; si evita di costruire altri scatoloni inutili e si
migliora e valorizza il patrimonio edilizio esistente.
--Per
quanto ho letto sulla stampa la Provincia
di Cosenza deve costruire altri due edifici per le
scuole superiori a breve, spero organizzi un serio e mirato
concorso d'idee con gente che abbia cervello e non cicale all'interno
del cranio per evitare qualche altro disastro ambientale e la
perdita di un'altra occasione di reale sviluppo.
--Ma
a giudicare dall'insistenza ripetuta di convegni, stampa, propaganda
generica, rispetto a progetti sconsideratamente folli,
antieconomici, ambientalmente inaccettabili, semplicemente
stupidi come la funivia per Montenero o la metropolitana per l'Olivaro,
personalmente non ho nessuna speranza. E voi?
--Francesco
Saverio ALESSIO
--P.S.: Essere contro l'edificazione a San Giovanni in Fiore è un dovere morale
che si impone in questo momento storico al mio essere uomo ed
artista, ma non significa assolutamente voler fermare l'economia
che ruota intorno all'edilizia, significa indirizzarla in modo
più sensato alla valorizzazione dell'enorme, scadente, inutilizzato
patrimonio edilizio florense, composto da un centro storico devastato
e da una città moderna completamente sbagliata. E' un dramma ma
è una realtà.
--*[…]
Ho visto Messina con gli occhi dell'esperienza delle recenti ricostruzioni
seguite ad eventi sismici, di quella della valle del Belice e
di quella ancora in atto in Campania. Da questo particolare punto
di vista mi è sembrato di cogliere nella grande ricostruzione
di Messina, per tanti versi pregevole, la prova generale di un
atteggiamento poi tragicamente replicato nelle ricostruzioni più
recenti: una sorta di pratica esorcistica che ha mirato, da Messina
in poi, alla cancellazione dei speciali rapporti tra costruito
ed elementi naturali, quasi che l'eliminazione delle tracce della
drammatica compresenza di mondo della geometria, mondo dell'artificio
e mondo delle forme naturali fosse di per sé una delle più accattivanti
norme antisismiche.[…] La differenza è che gli antichi
usavano l'astuzia di valorizzare, attraverso l'architettura, gli
ostacoli sempre frapposti alla volontà d'insediamento. Oggi, semplicemente,
è in uso la prassi di eliminarli.
--Francesco
VENEZIA: "Casabella" 523, aprile 1986
La
società sparente...il
blog!
di Emiliano
Morrone e Francesco
Saverio Alessio - Neftasia, Pesaro 2007
[...]
Al centro di La
società sparente è il fenomeno migratorio, tipico del Mezzogiorno, addebitato dagli autori a un preciso progetto
politico, reperibile nella storia
di San Giovanni in Fiore e della Calabria. In altri
termini, l’emigrazione è qui considerata anche come soluzione
per la
difesa della (propria) libertà di opinione e della dignità
personale. [...] Il loro lavoro si pone, quindi, come
riferimento per una rilettura dell’emigrazione calabrese e meridionale.
La Calabria,
nonostante il progresso economico e i soldi ricevuti dall’Unione
Europea, si sta spopolando paurosamente. Oggi, come
ieri, l’emigrazione produce il vuoto politico. Dunque, l’auspicio
è che, anche grazie al dibattito e ai collegamenti su Internet,
sia proprio un rientro generale, dopo la «fuga», a produrre
un’azione, effettiva ed efficace, contro la Ndrangheta.
dalla prefazione di Gianni
Vattimo - All rights reserved © copyright Neftasia, Pesaro 2007
Sulla
Dimensione locale del turismo a San Giovanni in Fiore
file
PDF 375 kb
di
Salvatore FRATTO
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