--Sono
nato a San Giovanni in Fiore, vivo e ho vissuto buona parte della mia vita in questa città.
--Comunque,
diciotto anni della mia vita sono trascorsi in altri luoghi; sono stato anche io un emigrante. Per
periodi brevi, altre volte lunghi.
--Ho
assistito alla disintegrazione della cultura locale, al disastro urbanistico
ed ambientale conseguenti al fenomeno della emigrazione di
massa della nostra popolazione, e, soprattutto, alla assoluta
mancanza di programmazione razionale delle risorse da parte delle Amministrazioni Comunali succedutesi negli
ultimi quattro decenni.
--La
descrizione di tale fenomeno può fornire un esempio
di quali gravi problemi conseguono all'emigrazione di massa, quali
difficoltà sono insite nei fenomeni di immigrazione,
di accettazione culturale delle popolazioni migranti da parte
delle popolazioni locali nel bacino del Mediterraneo e nel processo generale
di globalizzazione in atto.
--Dall'inizio
del secolo scorso iniziò una corrente migratoria
dei Florensi all'estero che divenne un fiume in piena dalla
metà degli anni sessanta in poi. Le
migliaia di miliardi di lire dei salari di oltre ottomila
Florensi venne tramutato in cemento armato in poco più
di dieci anni. Una follia collettiva si scatenò:
il Dott.
Salvatore INGLESE, Etno-Psichiatra, responsabile
allora per molti anni della locale sede del Centro di Igiene
Mentale, scrisse un saggio dove analizzò questo tipo
di psicopatologia sociale:
--[...]
La ricchezza relativa derivante da lavoro salariato prestato
dagli emigranti, si ostinava a pietrificarsi in abitazioni
deserte ed abusive che hanno provocato un grave squilibrio
nella gestione razionale del territorio. L'emigrazione non
ha determinato un nuovo sviluppo "in loco", per cui la rete
delle strutture produttive, o dei servizi, è rimasta
atrofica o comunque rallentata. Ma la pietrificazione del
salario rivelava anche la necessità di contrastare,
rovesciandola nel suo contrario, l'angoscia della scomparsa
conseguente all'esodo obbligato. In questo territorio, più
l'emigrazione viene patita come sradicamento, o nomadismo
coatto, più si demarcano nuove fondazioni domestiche. Più si è costretti al
movimento, più si scava nella roccia e si eleva una
scheletrica identità stanziale. [...]*
Fotografia:
Gaetano MASCARO, copyright 2003
Veduta
di San Giovanni in Fiore moderna
--Nella
popolazione Florense non esiste alcuna rassegnazione all'esodo,
alla EMIGRAZIONE DI MASSA,
tantomeno accettazione della strategia di sopravvivenza operata; l'esilio dalla catarsi della realtà si rivela come sospensione del dramma
nel vuoto di vuoti edifici.
--La scelta
di investimento dei propri sudati e sacrificali risparmi,
dettata da motivazioni emotive e non strategicamente razionali, è un completo fallimento individuale e sociale; le Amministrazioni
Pubbliche e l'Ufficio Tecnico non frenarono in alcun modo
questo fenomeno, anzi, con gravissime responsabilità
e con disastrose conseguenze sul territorio, lo regolarono
e indirizzarono tipologicamente portando all'edificazione
selvaggia di edifici tutti uguali, tutti sbagliati, tutti
inutili ed alla costruzione di una città invivibile,
chiusa, senza possibilità di respiro, composta da
vuoti edifici in gran parte non finiti, comunque disabitati,
senza alcun valore estetico, funzionale, economico, sociale.
--La
descrizione breve del dramma,
del fallimento storico, in termini di sviluppo sul territorio
di appartenenza, dei sacrifici individuali e collettivi di
una intera popolazione migrante, quella Florense, invita
a riflettere sul bisogno, indispensabile oggigiorno in tempi
di globalizzazione, di migrazioni
su scala mondiale di intere popolazioni ed Etnie, di
risolvere il senso di vuoto, di solitudine, di diversità,
di non appartenenza, che il processo migratorio provoca in
un essere umano costretto ad abbandonare
la sua terra e la sua cultura; angoscia
esistenziale che può portare e porta a comportamenti
devianti e comunque non strategici e razionali.
--Noi
di emigrati.it siamo convinti che la ricerca e la valorizzazione delle
radici comuni alle diverse Culture può contribuire a rendere meno drammatica l'esperienza
migratoria del singolo individuo, come di un gruppo sociale
o di una intera popolazione.
--Lavoriamo
alla ricerca e alla valorizzazione dell'eredità delle
radici culturali da San
Giovanni in Fiore al mondo, alle
radici comuni di ogni uomo, ai valori superiori
dell'ospitalità e della fratellanza fra i popoli.
--emigrati.it è nato a San Giovanni in Fiore perché questa
città ha subito in modo più grave di altre i problemi
dovuti all'emigrazione di massa della sua popolazione,
in onore dei sacrifici dei nostri padri e per costruire un
futuro più sicuro ai nostri figli, ai bambini di oggi,
a quelli di domani...
--Pensando
ai bambini, a quante esperienze dovranno vivere per
trasformarsi negli uomini del futuro, per acquisire conoscenze,
per divenire, per essere, da appassionato di Antropologia
Culturale e Umanista mi ripeto che: un essere umano acquisisce
conoscenza e cultura attraverso un complesso processo, detto
appunto di inculturazione,
del quale fanno parte sia l'insegnamento, sia l'imitazione,
sia l'inferenza dal comportamento degli altri; la conoscenza
e la cultura personale procedono dall'interazione individuale
con tale processo sociale oggi in continua trasformazione
ed evoluzione come l'individuo stesso; che la
conoscenza individuale fa parte di un processo conoscitivo
appartenente a tutta l'umanità, ha esistenza
e senso solo in quanto relazione espressiva di un individuo
rispetto ad un gruppo sociale in una successione e trasmissione
storica della Cultura.
--Ogni
essere umano è quindi unico e ciascuna Cultura è
preziosa; tutte le Culture offrono diversi ed originali
campi di indagine della realtà. La preziosità
delle diversità culturali è, per noi di emigrati.it,
un tesoro da custodire accuratamente come fondamento per
qualsiasi sviluppo umano.
--Più
viaggio, cresco, lavoro, divento cosmopolita, più mi
attacco tenacemente alle mie origini, fiducioso
nell'idea che lo sviluppo dell'Uomo consista nella diversificazione
delle culture e nel loro scambio in una convivenza pacifica
e non nel loro appiattimento imposto
con la fame e con la guerra.