--La
cultura serve. Anche la tv, gli
sms e le
diete. Utili i grassi e le proteine, i carboidrati, gli zuccheri,
il pallone, le voci. Ci vuole un po’ di tutto, nella vita,
senza eccessi.
--Bisogna
fare il giusto: leggere quanto basta, scrivere una pagina, parlare
se è richiesto. Poi, dobbiamo ciecamente affidarci a chi promuove
cultura sul posto. --Che
certamente va bene, sa e riesce. Per la gestione della cosa pubblica,
fidiamoci di chi ha lunga esperienza e guarda lontano, magari
all’effetto di musica e luce. Così, potremmo armonicamente
restare dove già siamo: il che non è poco, oggigiorno.
--Nel
mondo ci sono problemi grossi: guerre, droga, povertà e altri
guai. Qui, viviamo tranquilli. Non c’è delinquenza né pericolo.
I giovani hanno come passare i loro giorni giovani. Gli anziani
ricevono pensioni anziane. In chiesa, la fede si mostra fede.
Non ci si può lamentare. Bisogna un tantino migliorare questo
affare. Del resto, lo suggeriscono spesso molti pensatori illuminati
del posto.
--Dobbiamo,
allora, seguire tali indicazioni preziose. La saggezza conta e
non può negarsi. Ciò detto, se qualcuno ha una ricetta di cucina,
può suggerirla. L’essenziale è che il piatto da preparare
sia molto buono. Ci faremo una bella mangiata tutti. Portiamo
del vino di casa: ce ne sono parecchi, da assaggiare e selezionare.
E tiriamo così, finché c’è vita. Lasciamo
perdere cose complicate: ci inquietano. Però, ammesso un ruolo positivo della cultura, dovrò pur spendere
qualche riga, in proposito. Forse, non ne ho troppa voglia.
--Mentre
indebitamente scrivo questo pezzo indecente, indecoroso, indegno
e indeciso, indefinito, indebolito
dal pensiero di Vattimo, Saverio Alessio mi è accanto. Lavora
come un matto su mattoni riguardanti l’edificazione
di pagine web, intrecciate e significanti. Penso a un gioco linguistico
di Eco, a una frase, cioè, di senso compiuto, che abbia tutte
le vocali e consonanti che non si ripetono. «Un plico rade». Può
mai essere? L’enunciato ha qualche rapporto col paradosso
di Moore. Sta roba l’ho colta sopra un lavoro di sintesi
su Wittgenstein.
--Noi,
intendo dire io
e Maria Costanza, l’ancora caporedattore della Voce,
avevamo proposto alla Provincia
di Cosenza uno spettacolo con disabili, sulla follia del Novecento,
dal caso di Wittgenstein al progetto T4 avviato presso lo Steinhoff.
L’ente intermedio, già nel mentre presieduto
da Mario Oliverio, non ci ha mai risposto: troppo congestionato
da pratiche impraticabili o praticamente prioritarie.
--Abbiamo
ottenuto l’alto patrocinio del presidente della Repubblica,
Ciampi.
--Evidentemente,
è valso a niente: Regione, Provincia e Comunità
montana hanno taciuto. Frijo, il nostro assessore ilare e
benevolo, era sempre irraggiungibile, impegnato, indaffarato,
incerto sulle sorti dell’esecutivo a Spezzano, cautamente
e diplomaticamente dissociato. Il classico esempio di silenzio
dissenso, ci è parso d’intendere. A queste cose, però, siamo
abituati: il nostro Comune non ha mai corrisposto la magra cifra
di trecento euro, a titolo di rimborso, all’attore Roberto
Visconti, venuto il 7 agosto 2003 per una lettura scenica dietro
l’abbazia. Qui,
s’approfitta e non si riconosce mai un bel tubo.
--Come
continua a capitare a Saverio
Alessio.
--Nessuno
dei nostri vati e maestri, politici o intellettuali, sa che lo
scarno personaggio è popolarissimo sulla rete. E non perché
mostra donne nude o scene esplicite. Ma, dalle nostre parti, come
dire, Internet è una faccenda che non importa: troppo moderna,
settentrionale. Magari, da una sbirciatina su www.emigrati.it,
si ricevono contenuti inattesi e ci si rivolta per un’emigrazione
perpetua, illogica, insana e ingiusta che ha completamente
impoverito la città di Gioacchino. Confrontarsi coi saggi che
lì albergano, una mole impressionante, è forse noioso e leva l’appetito
(quale?).
--Il
punto è che l’intellettuale
autentico, salvo eccezioni, è alla
fame, a San
Giovanni in Fiore. Non trova spazio né credito. C’è
un monopolio, rispetto alla cultura, che sicuramente non è altrove. È una situazione ignobile, questa.
--Nessuno
dice, denuncia, protesta, nel merito. Intanto, eloquente
segnale politico, s’è pensato bene di non coinvolgere Gianni Vattimo,
che è il maggiore filosofo italiano e forse del globo, nell’esecutivo
comunale. In effetti, ne aveva combinate, in campagna
elettorale, arrivando perfino a simpatizzare per Barile, candidato
sindaco della destra. Quindi, coerentemente, proporgli l’assessorato
alla cultura sarebbe stato contraddittorio. Vattimo
è percepito come avversario: non è assoggettabile né controllabile.
--Nemmeno
s’è pensato a qualcuno della lista del filosofo, a Domenico
Barberio, ad esempio, figura di larghe vedute, che
da anni svolge intensa attività culturale con un’importante
associazione di Gubbio.
--I
giovani di Vattimo sono rompiscatole: troppo dotti, per tanti, e da additare, quindi, come presuntuosi. Questi ragazzi hanno
fatto una campagna elettorale in proprio, evitando legami coi
partiti e presentando un programma, a tutto tondo, di cultura,
diritti e servizi. Si poteva chiedere a Marco Militerno,
a Vincent Zaffino, trentasettenne con esperienza
nel teatro classico, che fece l’Adelchi giusto a San Giovanni in Fiore, dove ancora si rappresenta esclusivamente
l’universo domestico in vernacolo. E ce n’erano, nel
gruppo, di buoni assessori alla cultura: organizzatori, insospettabili
profondi scrittori, donne, artisti.
--Però,
triste a scriversi, se non ti vendi, non sei nessuno, qui. Se fai il medico o l’avvocato, ancora ti salutano con enfasi
insincera e ti ossequiano perché potresti servire. Proprio una
bella commedia, sommato tutto. A che cosa serve studiare tanto,
impegnarsi nel sociale, spendersi e spendere per la crescita culturale,
se, poi, non c’è seguito, la gente se ne impipa
e la politica ostacola, proibisce, deruba e promette a vuoto di
trattenere i giovani intellettuali?
--Questa
domanda dovrebbe scuoterci e spingerci a una riflessione onesta.
--Attualmente, non
si fa proprio nulla per consentire a giovani intellettuali di
impiegare le loro conoscenze e competenze per lo sviluppo di San
Giovanni in Fiore, la città muta dello scomodo
e rivoluzionario Gioacchino. Piuttosto che riempirsi la bocca
di belle parole, i vecchi farisei del posto dovrebbero, almeno
per una volta, esprimere una posizione obiettiva ed essere realmente
operativi. --Ai
privilegi, però, non si rinuncia mai.
--Emiliano
Morrone
La Voce di Fiore
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