Emigrazione è una parola che associamo al passato e alla ricerca di un lavoro. Il sito emigrati.it e il libro 'La società sparente' ci parlano invece di giovani che lasciano ancora la Calabria, e lo fanno per difendere la loro libertà di opinione. È questo il profilo del nuovo emigrante?
Generalmente si! L'emigrazione recluta facilmente nuovi adepti in realtà sociali descrivibili in termini di disagio economico, culturale, personale, soprattutto in ambienti dove viene oppressa la libertà d'espressione. Questo unisce molti intellettuali del Sud del mondo, sia di origine cristiana che musulmana, e anche di altre religioni e li spinge verso il Nord-Ovest del mondo. Il disagio esprime, quasi sempre, la sua dolorosa consistenza attraverso un naturale tentativo di fuga. L'impulso a reagire e a ribellarsi alla solitudine e alla paura prodotte dal silenzio dell'omertà costringe le persone, per non soccombere richiudendosi in se stesse, a fuggire! Per lottare con efficacia contro la tirannia attualmente in atto in Calabria bisogna partire dalla consapevolezza della propria identità culturale, politica, spirituale. Quest'identità va conquistata a dispetto di persecuzioni e di disagi di ogni tipo, quindi, spesso, viene più facile optare per la fuga; se non si riesce a fuggire si avrà un asservimento totale al "mito della terza figura" 1), cioè non si riuscirà più a rendersi autonomi dal pensiero e dalla volontà di altri, si vivrà in uno stato di minorità in senso kantiano. Anche se la fuga non è mai una vittoria offre almeno l'apertura ad una possibilità. 2)
Il profilo del nuovo emigrante è quello di una persona che stanca di subire una vasta messe di minacce, abusi, ricatti e ingiustizie, decide di costruire la propria autonomia in un altro luogo, all'interno di un altro sistema di regole e di relazioni.
Ma quanto è nuovo il fenomeno? Da quali anni in poi, possiamo rileggere il fenomeno dell'emigrazione secondo questa chiave?
In realtà dal 1861, cioè dall'Unità d'Italia in poi per quanto riguarda la Calabria, dove non fu solo la tremenda povertà a spingere le masse di braccianti ad imbarcarsi per attraversare l'oceano verso l'ignoto, ma anche la ricerca della libertà e dell'autonomia da un sistema di potere ancora feudatario in cui i più elementari diritti dell'uomo non venivano rispettati.
Lo stesso è avvenuto con l'emigrazione di massa verso le miniere del Nord Europa, i migranti inseguendo il miraggio economico interpretato come riscatto anche sociale, scavato e discoperto con forza centinaia di metri sottoterra, in luoghi lontani dal mondo degli uomini comuni, e a volte divenuti la propria tomba. Ma il fenomeno sempre più evidente ha dispiegato tutta la sua potenzialità negativa dalla fine degli anni settanta in poi, cioè a partire dal completo fallimento individuale e sociale generato dall'investimento unidirezionale in abitazioni deserte ed abusive in cui si sono tramutati i salari di tutti gli emigrati. Nessun investimento produttivo sul territorio, nessuna programmazione, nessuna strategia tesa al benessere sociale, alla cultura, ai servizi, ed allo sviluppo economico. Solo una voragine in cui sono stati fagocitati i frutti dei sacrifici di tutti per il fine dell'arricchimento di pochi.
A San Giovanni in Fiore in particolare le Amministrazioni Pubbliche e l'Ufficio Tecnico non frenarono in alcun modo tale fenomeno, anzi, con gravissime responsabilità e con disastrose conseguenze sul territorio, lo regolarono e lo indirizzarono tipologicamente portando all'edificazione selvaggia di edifici tutti uguali, tutti sbagliati, tutti inutili ed alla costruzione di una città invivibile, chiusa, senza possibilità di respiro, composta da vuoti edifici in gran parte non finiti, comunque disabitati, senza alcun valore estetico, funzionale, economico, sociale.
Quel poco di denaro sopravvissuto alla follia collettiva della "pietrificazione del salario" 3) fu investito in possibilità di studio per i figli. Dalla fine degli anni settanta in poi troviamo quindi da un lato un fiume di denaro pietrificato e senza valore, un investimento completamente fallimentare, dall'altro un grande numero di laureati in una realtà economica di assoluto sottosviluppo, in cui l'artigianato, la piccola industria, l'agricoltura tipica sono scomparsi, una realtà di controllo mafioso delle coscienze e del voto, di corruzione, di tirannia politica. Moltissimi per non sottomettersi e per offrire delle possibilità di sviluppo al proprio talento sono costretti ad emigrare.
La mancanza di impieghi e la scarsa libertà d'espressione sono due facce della stessa medaglia?
Sì! Secondo me è strumentalmente mantenuta questa situazione di sottosviluppo e di mancanza di lavoro per rendere possibile più facilmente, tramite il ricatto e la paura del futuro, il controllo del voto. Naturalmente si deve contemporaneamente annullare ogni voce critica calpestando la libertà di espressione, per evitare che qualcuno si lamenti e possa attirare l'attenzione sul problema di grave e continuo abuso sui cittadini. Fra gli infiniti risultati negativi di un tale andamento della gestione politica ed amministrativa si manifestano: un'impoverimento generale della Calabria e del Paese, un'emigrazione inarrestabile con conseguente spreco di risorse umane, e poi: solitudine, psicopatologie, disperazione, infelicità, morte.
Si può dire che attualmente, in Calabria, non sono garantiti i diritti fondamentali (diritto alla vita, all'autodeterminazione, a un giusto processo, a un'esistenza dignitosa)?
Molti diritti fondamentali, in Calabria, non sono garantiti! E non sono garantiti così da permettere lo svolgimento indisturbato di attività illecite. La classe dei corrotti, la nuova aristocrazia imperiale glocalabrese, per arricchirsi indebitamente continua a produrre la trasformazione di beni e fondi pubblici, in beni e fondi del malaffare. I fondi pubblici sottratti, grazie a un sistema di relazioni fra politici ed esponenti delle famiglie della 'ndrangheta, concorrono al finanziamento del traffico internazionale degli stupefacenti, delle armi, dei rifiuti tossici, a favorire manovre di riciclaggio e di esportazione di capitale. Tutto questo SISTEMA intrecciato fra la Calabria, Campania, Roma e il mondo intero, dai paesi dell'Est al Medio Oriente, dall'Africa alla Colombia, da San Marino alla Svizzera, da politica, massoneria, 'ndrangheta, servizi segreti, magistratura omologata e vari infiltrati in posti chiave dello Stato permea in modo capillare ogni forma di economia ed ha come fine, e, contemporaneamente come punto di partenza, il controllo assoluto del voto, il controllo della libera espressione, persino il controllo del privato dei cittadini calabresi. Questo modo di condurre la cosa pubblica inesorabilmente si sta estendendo a tutto il Paese e coinvolge i fondi pubblici di tutta l'Europa, è per questo ogni italiano dovrebbe intervenire nel dibattito riguardante la Calabria, e presto, prima che l'Europa sia costretta ad abbandonarci a noi stessi, con disastrose conseguenze per tutto il Paese. Rispetto alle minacce ed alle pressioni mafiose subite da me e da Emiliano Morrone dopo la pubblicazione de La società sparente, riguardo le quali si trova tantissimo materiale in rete, risulta invece un completo silenzio da parte delle istituzioni, della rai regionale e di gran parte della stampa locale, nonostante Rete per la Calabria abbia denunciato tutto questo al Prefetto ed al Questore di Cosenza.
Lei è di San Giovanni in Fiore. Non pochi suoi compaesani sono convinti che sia un'isola felice, dove la massima espressione della malavita sono qualche furto e un po' di droga tra i ragazzi. Favole?
A San Giovanni in Fiore, nei suoi immediati dintorni, negli ultimi dieci anni, sono stati ritrovati diversi cadaveri carbonizzati in automobili date alle fiamme, ultimo in ordine di tempo quello di Antonio Silletta, di cui scriviamo nel libro La società sparente, un nonno ed un nipote sono stati assassinati a raffiche di Kalashnickov su di un automobile in corsa sulla 107 come nei film di azione più spettacolari, alcuni giovani sono morti di overdose o in situazioni poco chiare, sono scomparse molte persone ed alcune non sono mai state ritrovate, ricordiamo il caso di Pino Loria, a decine gli arresti per traffico di stupefacenti, indagini per usura, altre persone indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso, l'abusivismo edilizio è una regola ferrea seguita anche da molti amministratori della cosa pubblica, le tossicodipendenze, l'alcolismo, i disagi psicopatologici sono su percentuali preoccupanti, l'assistenzialismo o fondo perduto è diffusissimo, la disoccupazione è al 60%, l'emigrazione effettiva all'80%; questi dati, reali e comprovabili con innumerevoli fonti, si commentano da soli.
Segnaliamo che 'La società sparente', di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, è pubblicato da Neftasia. E veniamo al sito www.emigrati.it, ricco di spunti di riflessione su questioni culturali e di costume. Scopro con piacere che non sono il solo a preoccuparsi dell'edilizia scriteriata, delle decine di palazzi fuori misura e quasi mai finiti che tolgono luce a stupendi centri storici. Ma qual è il problema? Non esistono piani regolatori, in Calabria?
Ho cinquant'anni ed ho assistito alla disintegrazione della cultura locale, al disastro urbanistico ed ambientale conseguenti al fenomeno della emigrazione di massa della nostra popolazione, ad una politica imposta e diffusa di distruzione di ogni segno tradizionale che ci rappresenti, e, soprattutto, alla assoluta mancanza di programmazione razionale delle risorse da parte delle Amministrazioni Comunali succedutesi negli ultimi quattro decenni.
In tutto il periodo di follia collettiva votata all'edilizia selvaggia, volutamente e in modo interessato da parte degli amministratori, non sono mai andati in porto i piani regolatori di un'infinità di comuni, non solo di quello di San Giovanni in Fiore, e, successivamente, quando il disastro ambientale, urbanistico, economico, era già avvenuto sono stati approvati piani regolatori su misura e favorevoli agli speculatori, con modifiche opportunamente varate da amministratori che contemporaneamente risultano essere imprese edili, costruttori di ogni tipo, imprenditori, progettisti, come ha denunciato recentemente l'on. Angela Napoli, componente della Commissione parlamentare antimafia, riguardo al Comune di Rende, e come denunciamo nel nostro libro rispetto a San Giovanni in Fiore.
Per cercare una motivazione anche psichica al fenomeno della speculazione edilizia, speculazione operata da pochi sulle spalle di tutti, mi sembra il caso di citare un saggio indispensabile per la comprensione delle imponenti sacche di psicopatologie nascoste nelle pieghe dell'emigrazione di massa della nostra popolazione, queste poche righe da L'inquieta alleanza tra psicopatologia ed antropologia (ricordi e riflessioni di un'esperienza sul campo) del dott. Salvatore Inglese, tratto da I fogli di Oriss, n° 1, 1993 poi in edizione tascabile, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore 1995, descrivono il motivo profondo che ha spinto collettivamente nella stessa direzione fallimentare:
[...] La ricchezza relativa derivante da lavoro salariato prestato dagli emigranti, si ostinava a pietrificarsi in abitazioni deserte ed abusive che hanno provocato un grave squilibrio nella gestione razionale del territorio. L'emigrazione non ha determinato un nuovo sviluppo "in loco", per cui la rete delle strutture produttive, o dei servizi, è rimasta atrofica o comunque rallentata. Ma la pietrificazione del salario rivelava anche la necessità di contrastare, rovesciandola nel suo contrario, l'angoscia della scomparsa conseguente all'esodo obbligato. In questo territorio, più l'emigrazione viene patita come sradicamento, o nomadismo coatto, più si demarcano nuove fondazioni domestiche. Più si è costretti al movimento, più si scava nella roccia e si eleva una scheletrica identità stanziale. [...]
Il saggio, tenta di descrivere il senso pluriverso di un itinerario conoscitivo costruito sulla pratica assistenziale svolta dal dott. Inglese in qualità di direttore del Centro di salute mentale per il territorio di San Giovanni in Fiore (allora U.S.L. 13 poi U.S.S.L. 5 - Regione Calabria) dal 1982 al 1992. Il vertice di osservazione del saggio del dott. Inglese è quello della clinica psichiatrica, ovvero il punto in cui l'individuo versa in uno stato di sofferenza radicale.
Su tutto questo dolore i politici ed i mafiosi hanno fondato il proprio potere e la propria ricchezza.
A proposito di questo storico dramma vorrei porre io una domanda a lei e tutti gli emigrati, una domanda che ho sullo stomaco.
Quando i rappresentanti delle Istituzioni della Calabria vengono a farvi visita perchè invece di accoglierli a braccia aperte voi emigrati non li sottoponete ad un esame delle loro responsabilità nella vostra emigrazione e nel continuo fallimento del vostro territorio d'origine? Sono loro i responsabili, sono quelli che governano da trenta o quarant'anni.
Per il territorio di San Giovanni in Fiore e di tutta la Regione prendiamo ad esempio l'Onorevole Gerardo Mario Oliverio che è da decenni l'uomo politico più influente della nostra città. Mi chiedo spesso come l'on. Oliverio riesca a combinare la civiltà delle Istituzioni che rappresenta con la barbarie concreta che si vive nel nostro territorio. Come riesca ad essere sempre eletto nonostante il sottosviluppo da terzo mondo che ci contraddistingue, nonostante la disoccupazione ed l'emigrazione hanno raggiunto vertici storici. Egli è politicamente e storicamente responsabile, in quanto è stato lui a gestire il potere come sindaco del Comune di San Giovanni in Fiore, come assessore all'Agricoltura della Regione Calabria, come parlamentare per tre legislature, infine come presidente della Provincia di Cosenza, del fallimento totale del territorio florense, silano, calabrese. Come riesce a far credere ad un possibile sviluppo, alla possibilità di un impiego? Se le migliori menti continuano ad andare via, se per relazionarsi con dignità con le Istituzioni si è costretti a cambiare residenza, se ci hanno ridotti a territorio di confine, senza arte ne parte, senza legge, senza lavoro, nella città più cementificata del mondo e più sporca d'Europa?
L'Onorevole Gerardo Mario Oliverio ha amministrato mentre qui avveniva il disastro ambientale, sociale, economico di una intera città e di una intera popolazione testimoniato e documentato da centinaia di pagine web dei nostri siti, decenni di sacrifici, di drammi collettivi e personali, speranze per un futuro migliore tramutate in milioni di metri cubi di edifici vuoti, inabitati, inutili, brutti. Se Gerardo Mario Oliverio fosse capace di sviluppare il nostro territorio grazie a progetti Euro Mediterranei o di qualsiasi tipo avrebbe impedito il fallimento del lavoro di generazioni di emigrati, la distruzione della nostra cultura, la tristezza, l'abbandono, la pessima qualità della vita che ci tocca subire a San Giovanni in Fiore. Molti emigrati che lo accolgono con entusiasmo nelle sue visite ufficiali all'estero evidentemente non si informano abbastanza o non sono interessati alle sorti della propria terra, qui si è costretti comunque ad emigrare perchè qui si vive subendo ogni tipo d'abuso, non sono rispettati i principi della Costituzione Repubblicana, innanzitutto il diritto al lavoro.
emigrati.it, l'associazione e il sito, sono nati come aiuto per chi sente il bisogno di ricercare le proprie radici. Si è creata una comunità virtuale -o perché no reale- attorno ad essi?
Emigrati.it come la Voce di Fiore, e come La società sparente sono nati dal bisogno di risolvere, almeno in parte, quella curiosità inarrestabile, tipica di colui che cerca (nella letteratura tedesca Hermann Hesse scrive: der suchende), indirizzata sia all'analisi del se, che dell'altro, che dell'ambiente. Questa analisi avviata da anni, da me e da Emiliano Morrone, con un lavoro, che direttamente o indirettamente, ha visto coinvolte non solo le nostre energie ma anche quelle di altre persone, fra gli altri Gianni Vattimo, Alfonso Maurizio Iacono, Giacomo Marramao, Derrick de Kerkhove, Michele Borrelli, Francesca Caputo, Angela Napoli, Claudio Pirillo, Carmelo Dotolo, don Battista Cimino, Mauro Piola, Alfredo Federico, Michele Lacava, Pasquale Biafora, Mauro Francesco Minervino, Federico La Sala, Alberto Martinengo, Santiago Zabala. Un infinito Grazie! Per la loro disponibilità, attenzione e competenza, molte iniziative internazionali da noi avviate come emigrati.it, campagna, iniziata nel 2003, di informazione e formazione web sull'emigrazione italiana, come il I ed il II Festival internazionale della filosofia in Sila, o come il Laboratorio di produzione culturale la Voce di Fiore, la collaborazione con la rivista Topologik, la collaborazione con l'Istituto Superiore Calabrese di Politiche Internazionali, hanno avuto esiti e sviluppi positivi nel processo di emancipazione ed internazionalizzazione della Calabria, e nella presa di coscienza di molti cittadini ed emigrati sullo stato delle cose e dell'essere nella nostra terra. La comunità che si è creata sta divenendo sempre più vasta, e si esplica sia in modo virtuale che in modo reale attraverso la realizzazione di vari eventi culturali e politici sul territorio, attraverso la composizione di sempre nuove partnership, attraverso l'avvio di un dialogo tra persone che tendono verso fini comuni e che sono contrari ad un'utilizzazione privata del potere pubblico.
Noi crediamo, io ed Emiliano Morrone, insieme agli emigrati presenti nel dibattito e nel dialogo favorito da Internet, insieme alla rete globale della quale facciamo parte, che sia possibile rimuovere il cancro di quella massoneria che cuce e ricuce i rapporti fra politica, 'ndrangheta e servizi segreti, soprattutto attraverso la conformazione di una cultura della consapevolezza della propria identità ed autonomia esplicata come contributo nello sviluppo del progresso sociale. Cultura civica e della legalità, consapevolezza della necessità del rispetto delle libertà costituzionali abitualmente calpestate in Calabria, cultura volta al riformarsi di un'identità culturale del calabrese, identità oggi disintegrata da una politica indecente di distruzione dei segni tradizionali che ci rappresentano, di assistenzialismo ad oltranza e di costrizione alla fuga di massa.
Fin qui gli emigrati. E gli immigrati? Sì, insomma, oltre ai venditori ambulanti nord-africani qualcun altro sceglie di trasferirsi in Calabria? O accade soltanto ai calabresi d'origine? (eventualmente, tra parentesi, Vattimo ci si sarebbe trasferito?)
Vattimo se fosse stato eletto sindaco certamente si sarebbe trasferito a San Giovanni in Fiore ed avrebbe lavorato con impegno a fianco a noi per l'emancipazione della Calabria. Sono a conoscenza dell'arrivo in Calabria di molti stranieri nordici, dagli olandesi agli inglesi, persino tedeschi. Ma, a parte Thomas Schael che è stato dirigente asl, molti di questi immigrati non partecipano alla vita pubblica, sono spesso artisti, già ricchi ed indipendenti dall'economia locale, che vivono qui come in una bolla di cristallo, in ville nascoste sui fianchi delle colline calabresi che guardano il mare. Molto grave appare invece il problema del gran numero di clandestini che vengono sfruttati in ogni modo dalla 'ndrangheta, senza alcuna garanzia nemmeno dei diritti più elementari, se si ribellano scompaiono, vengono nientificati, spariscono in un nulla più nulla del nulla al quale erano comunque stati abbandonati dalle istituzioni. Mai esistiti, mai nominati, mai uomini liberi.
Lei ha vissuto in molte città italiane e diversi paesi europei. Il suo lavoro divulgativo e di denuncia le è costato la possibilità di stabilirsi a San Giovanni in Fiore?
Io mi ostino a ritornare sempre a San Giovanni in Fiore, come in questo periodo, nel quale forse più del solito mi converrebbe restarne lontano. L'anno scorso ho vissuto fra Crotone, la Germania e Roma. Il mio andirivieni da questo luogo è dettato da un lato dal mio attaccamento alle radici e dall'altro da uno sfuggire continuo alle pressioni ambientali.
Le pressioni ambientali si esplicano in vari modi dalle minacce dirette all'emarginazione sociale. Ad esempio personalmente fui minacciato per la prima volta nel 1978, quando ero redattore di GNIKS. Allora le minacce si esplicarono in forti pressioni sui familiari, non solo miei, ma di tutti i redattori, in minacce di querele , e in alcune altre minacce sottili, tipicamente mafiose. GNIKS era un mensile ciclostilato di satira, politica e cultura diretto prima da Antonio Citrigno, giornalista di Cosenza, e poi, dopo le minacce, come nuovo GNIKS, da Paolo Cinanni, autore tra altri libri di Emigrazione e imperialismo, Editori Riuniti, Roma 1968, 1971, 1975, fra le fonti più influenti nell'analisi dell'emigrazione calabrese operata con il nostro libro.
Cinanni, politico e uomo di cultura calabrese nato a Gerace il 25 gennaio 1916 e morto a Roma il 18 aprile del 1988, ebbe per maestro, a Torino negli anni trenta, Cesare Pavese e per compagni Ludovico Geymonat, Leone Ginzburg, Luigi Capriolo, Elvira Pajetta, Giovanni Barale. Cinanni protesse con forza la libera espressione delle persone che scrivevano per nuovo GNIKS al punto di non voler leggere le bozze ma solo il mensile stampato e già in edicola: dimostrando la massima fiducia verso un gruppo di giovani tutto sommato molto attivi e rivoluzionari, e si parla della fine degli anni settanta, cioè dell'epoca degli "anni di piombo".
A parte vari problemi insorti sin dall'inizio e poi amplificatisi per tutto il corso della collaborazione con Emiliano Morrone iniziata nell'autunno 2003 - problemi che hanno assunto la forma della desertificazione delle possibilità lavorative, di intralci burocratici di ogni tipo, di cause perse con sentenze assurde, di minacce di morte, di maldicenze e dicerie che conducono all'isolamento - avevo già un'antica esperienza delle strategie usate dalla politica, in simbiosi con il potere economico e mafioso, al fine di ottenere l'omologazione del pensiero ed il dominio delle coscienze in Calabria. Allora la risolsi con la fuga di dieci anni a Napoli, in un altro luogo segnato comunque dalla presenza della camorra, o del sistema, come si chiama da quelle parti. L'attuale esperienza con Emiliano Morrone è più entusiasmante, perchè a differenza di allora non sono rimasto solo, poi per la diversa coscienza che in trent'anni ho avuto il tempo di cristallizzare e proteggere con determinazione, e per l'approccio meno individualistico di allora che ho con l'arte, con la letteratura, con le persone.
Chiudiamo segnalando che emigrati.it propone pure una sezione di informazioni utili (leggi sull'emigrazione, anagrafe degli italiani residenti all'estero), alcuni itinerari turistici, un repertorio di scuole e istituti di ricerca, un dizionario di calabrese. È così denso di collegamenti che a ogni visita si scopre qualcosa di nuovo. Ci raccomanda qualcosa in particolare?
Consiglio a tutti la lettura del saggio del dott. Salvatore Inglese L'inquieta alleanza tra psicopatologia ed antropologia (ricordi e riflessioni di un'esperienza sul campo), che è illuminante su molte problematiche riguardanti l'emigrazione. In particolare per i Calabresi questo saggio, come scrissero anni fa nella presentazione Giuseppe Gallo e Marco Bilotta, offre: la possibilità, per chi vive ed ha vissuto in questo luogo, di guardarlo da una finestra che ha avuto sempre davanti a sé ma da cui non si è mai sporto.
https://www.emigrati.it/Radici/Linquietalleanza.asp
Grazie infinite!
Note:
1) La società sparente: Caratteristica principale di tale forma di pensiero è la convinzione diffusa della necessità di un mediatore per la risoluzione di qualsiasi pratica, lecita o illecita. Il ricorso a una terza figura, in Calabria, può spiegarsi con l'assoluta dipendenza dalla politica, nonostante l'art. 51, comma 2, della legge 142/1990 abbia separato, nel governo della cosa pubblica, "poteri di indirizzo e gestione amministrativa".
2) Sui concetti di "autonomia" e di "minorità": Autonomia, potere, minorità di Alfonso Maurizio Iacono, Feltrinelli, Milano 2000
Iacono riguardo al Sud: Il Sud ha una doppiezza di fondo: una straordinaria umanità e un'assurda disumanità, che si manifesta in vecchie forme di controllo e oppressione. La permanenza individuale nello stato di minorità dipende dalla sicurezza ambientale. Il salto, l'uscita, è spesso una fuga..
3) L'inquieta alleanza tra psicopatologia ed antropologia (ricordi e riflessioni di un'esperienza sul campo) di Salvatore Inglese, tratto da I fogli di Oriss, n° 1, 1993 poi in edizione tascabile, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore 1995.